Molte delle persone che mi seguono sanno bene che mi occupo di visualizzazione architettonica, e tante di queste sono diventate archviz artist seguendo il mio percorso e cosa ho fatto nel corso degli anni.
Devo però confessarti che il mio percorso professionale da archviz artist decisamente non è da prendere a modello.
All’inizio del 2015 ero convinto che avrei potuto costruire un’attività sostenibile facendo render per le tesi di laurea, e speravo di potermela cavare così, a suon di tutorial, senza una vera e propria prospettiva.
Per fortuna, ad agosto di quello stesso anno ho deciso di cogliere al volo un’opportunità lavorativa come archviz artist in-house per Mecanoo in Olanda.
Direi che mi è andata bene, visto che sono restato a Rotterdam per circa 2 anni!
Eppure, per quanto questa sia stata un’esperienza incredibilmente utile per la mia crescita professionale, ho sofferto molto il fatto che ero l’unico a svolgere quel compito nell’ufficio e il non avere la possibilità di confrontarmi con un team o con dei colleghi più preparati di me su come si realizza un’immagine (e tra poco capirai perché sottolineo questa cosa).
In questo articolo mi rivolgo proprio a chi vorrebbe muovere i primi passi in questo settore ma non sa da dove iniziare, e ho 5 consigli molto importanti che avrei voluto avere anche io all’inizio del mio percorso :)
Il bravo archviz artist sa come si costruisce un’immagine.
Partiamo subito con un consiglio che potrebbe sembrarti controintuitivo.
Prima di tutto, studia come si costruisce un’immagine.
Per fare questo, espandi la tua cultura interessandoti ad altri prodotti visivi che non siano immagini per l’architettura.
Cinema, fotografia, pittura, illustrazione, ma anche il fumetto, il videogioco e serie TV se fruiti in una certa maniera!
Perché dico che questo è controintuitivo? Perché la primissima domanda che un aspirante archviz artist di solito si pone è “Quali sono i migliori software per fare render?”
Ed è giusto chiederselo, ci mancherebbe altro! Ma prima ancora di pensare all’aspetto tecnico, è necessario che tu inizi ad interessarti a come si leggono le immagini e ai principi che le regolano.
Composizione, illuminazione, contrasti, profondità e armonie di colore.
Questi sono solo alcuni degli aspetti da tenere in considerazione quando costruisci un’immagine!
Altra cosa molto importante! Se stai leggendo questo articolo, scommetto che hai scoperto da poco quanto siano suggestive le atmosfere rappresentate in alcuni dei lavori degli studi più blasonati del settore.
Ecco, il bravo archviz artist sa che un’immagine efficace non è per forza un’immagine evocativa o spettacolare!
Vedi, il prodotto finale del nostro lavoro è sempre il risultato di un compromesso con la visione del cliente che ha a tutti gli effetti commissionato l’illustrazione di una propria idea, il progetto di architettura.
E quindi, a seconda degli obiettivi del cliente, da archviz artist dovrai essere in grado di rappresentare il progetto in modo adeguato a quello che l’immagine deve comunicare. Insomma, non tutti gli edifici richiedono di essere rappresentati con un’immagine serale e immersi nella nebbia!
Quindi c’è una sostanziale differenza tra visualizzazione architettonica e le arti figurative, che molto spesso sono decisamente meno legate al feedback diretto del committente.
Ma stiamo pur sempre facendo comunicazione visiva, e i criteri con cui si costruisce un’immagine sono gli stessi presenti nelle arti figurative.
Quindi c’è un solo modo per imparare a realizzare immagini efficaci: espandere il proprio repertorio visivo.
Ed è importante educarsi a osservare quello che guardiamo con l’occhio del curioso, e chiedersi perché un fotogramma, una fotografia, una tavola di fumetto o un’illustrazione funzionano così bene.
Ovviamente per capire come funziona un’immagine, l’osservazione da sola non basta e va supportata dallo studio e dalla pratica, ma insomma, credo di aver reso l’idea.
A questo punto potresti dirmi “beh, posso fare questo lavoro osservando le immagini di altri archviz artist, no?”.
Questo è un esercizio molto utile soprattutto all’inizio del percorso, ma ampliare il tuo repertorio visivo con materiale che non ha a che vedere con il 3D è veramente la chiave di volta per creare qualcosa di unico e interessante.
Qualcosa che catturi l’attenzione e ti permetta di fare il vero salto di qualità.
Attenzione però! Questo non significa prendere ciò che ti ispira e trasportarlo nel tuo lavoro in modo diretto.
Il nostro repertorio visivo agisce più per suggestioni, tramite un processo quasi inconscio mentre creiamo un’immagine. Il bravo archviz artist ha la consapevolezza di questo processo e sa come rielaborare gli elementi del proprio repertorio nel modo giusto.
Un’altra conseguenza è che più materiale visivo consumiamo, più il nostro repertorio di riferimenti si allargherà.
La ricerca e l’utilizzo di riferimenti è una fase fondamentale nella creazione di qualunque immagine, e attingere da più fonti rende più facile trovare ispirazione e nuove idee per il proprio lavoro.
Il bravo archviz artist sa usare i ferri del mestiere
Nel campo della visualizzazione architettonica il software ha un ruolo chiave, e saper usare bene gli strumenti del mestiere è fondamentale.
No, non mi sto rimangiando quello che ho detto finora riguardo al lato artistico! Diciamo piuttosto che tecnica e arte sono complementari in archviz, tutti e due fondamentali ma per motivi diversi.
Dunque, perché il bravo archviz artist ha una buona base tecnica?
Perché nel nostro lavoro si lavora quasi sempre per scadenze. In molti casi, queste scadenze sono assolute e non negoziabili, e non rispettarle potrebbe causare al nostro cliente un vero e proprio danno economico.
Ma non solo! Durante ciascun progetto, è prevista una serie di revisioni del lavoro da parte del cliente. La frequenza e la modalità e il contenuto queste revisioni vengono stabiliti a inizio lavori (possibilmente nero su bianco con un contratto).
Ecco, molto spesso le revisioni del cliente sono tutto tranne che una passeggiata in quanto a impegno, e spesso le modifiche proposte richiedono tempi di esecuzione piuttosto veloci, soprattutto se siamo in prossimità di una scadenza.
Quindi essere pratici con gli strumenti del mestiere è essenziale per evitare il più possibile di procedere per tentativi nell’utilizzo di un software.
Non è un caso che gli studi di archviz cerchino personale che già abbia determinate competenze tecniche di base, e si presuppone che il candidato sia sempre più competente man mano che aumenta l’anzianità della posizione lavorativa.
Ad esempio, se alcuni studi sono disposti a formare un candidato junior che pur non avendo una completa padronanza del software, dimostra col suo portfolio di avere un buon occhio per le immagini, lo stesso non avviene per un candidato senior.
Chiariamoci però, non serve essere dei guru di ciascun programma.
Tantissime cose si imparano lavorando e risolvendo problemi, o grazie alle dritte dei colleghi! Io stesso sto continuando a imparare, e così come me anche professionisti con molta più esperienza.
C’è anche un altro aspetto da considerare, ossia che il settore dell’archviz è molto fluido in quanto ad evoluzione tecnologica.
Ti dico solo questo: non più di sei anni fa, l’uso di un motore di rendering era una faccenda da veri smanettoni, roba che solo in pochi specialisti avevano la pazienza di studiare in modo veramente approfondito
(a proposito di motori di rendering, qui trovi un articolo che confronta Corona Renderer e V-Ray, i due più usati nell’industria).
Oggi abbiamo software come Corona Renderer che è pronto da usare appena installato, oppure Enscape o Twinmotion che rendono accessibile la visualizzazione architettonica anche a chi ha pochissime competenze in materia.
Il trend è quello di semplificare gli strumenti e abbreviare sempre di più i tempi di produzione, grazie anche al rendering in tempo reale che sta facendo passi da gigante.
E per quanto questi cambiamenti ci permetteranno di dedicare sempre più tempo al lato artistico dietro allo sviluppo di un’immagine, il nostro compito è anche quello di tenerci al passo con lo sviluppo di questi strumenti per sfruttare al meglio il loro pieno potenziale.
Specializzati su un tipo di immagine.
Se sei agli inizi della tua carriera da archviz artist forse questo consiglio ti sembrerà difficile da applicare, ma se si arriva preparati su questo aspetto, dopo diventa tutto più facile.
Cerca di individuare il tipo di immagini che ti piace creare e concentra i tuoi sforzi su quelle.
Anche se per semplicità consideriamo la visualizzazione architettonica come un campo unico, proprio come in architettura esistono tanti scopi diversi per i quali realizziamo un’immagine in CGI, e a seconda dello scopo possiamo creare immagini dal taglio completamente diverso.
Facciamo un esempio pratico. Tra i lavori di chi si avvicina all’archviz il render di interni di uno spazio living è un grande classico.
Questo tipo di immagine però non ha nulla in comune con le immagini prodotte per un concorso di architettura, che richiedono un tipo di costruzione e di workflow completamente diverso.
Ancora diverse sono le immagini realizzate per progetti di real estate che pur richiedendo una grande attenzione al dettaglio, rispondono a logiche di mercato completamente diverse e spesso illustrano progetti dalla scala media o grande.
Insomma, l’archviz non è un settore omogeneo, quindi innanzitutto sperimenta diversi temi per comprendere quale tipo di immagini ti da più soddisfazione realizzare, e poi vai all-in su quelle. Col tempo e l’esperienza, poi potrai decidere di introdurre nel tuo portfolio altri tipi di immagine.
Prendere questa decisione ti dà un vantaggio iniziale non indifferente, ossia quello di costruirti fin dall’inizio un portfolio che parla a un tipo di target specifico.
Ricorda sempre che tuo portfolio deve essere sempre realizzato pensando a chi è destinato, mostrando una certa affinità non solo nel modo di fare immagini, ma anche nei temi proposti.
(Questo è un concetto fondamentale per qualsiasi portfolio, anche quello di architettura. Ne ho parlato in questo articolo).
Nel caso di The Big Picture, che è il mio brand di visualizzazione architettonica, ho strutturato un portfolio per offrire render per concorsi di architettura e rassegne stampa, quindi certamente non proporrò il mio lavoro a un cliente che vorrebbe realizzare un catalogo di arredi, ad esempio!
Il discorso vale anche e soprattutto per un portfolio allegato a una candidatura lavorativa.
In quel caso, il requisito fondamentale per accedere allo step successivo della candidatura, i tuoi lavori devono rispecchiare la tipologia e il taglio proposto dallo studio a cui ti stai rivolgendo.
E a proposito di studi di archviz…
Fatti le ossa lavorando per uno studio di visualizzazione architettonica
Torniamo a quello che dicevo all’inizio dell’articolo.
Le migliori occasioni di crescita professionale come archviz artist nascono dal lavorare in un team.
Quindi, considera l’idea di farti le ossa lavorando per uno studio di archviz.
Soprattutto, non fare il passo più lungo della gamba e non pensare di poter crescere da solo o dopo un’esperienza mordi e fuggi.
Più che spiegare come trovare lavoro presso uno studio di archviz, qui mi interessa farti capire perché questo tipo di esperienza lavorativa è così importante.
(Ma se vuoi sapere come si prepara una candidatura lavorativa da archviz artist efficace, questo è l’articolo che fa per te!)
Crescere da freelance solitari non è impossibile, ma è molto difficile. Lo è ancora di più se si è agli inizi della propri carriera!
La tendenza dei freelance è quella di isolarsi e chiudersi nel proprio lavoro. In questo modo diventa complicato crearsi occasioni di confronto e di crescita.
Lavorare in uno studio in buona parte risolve il problema. Ci permette di accedere a una serie incredibile di stimoli e idee e di accelerare enormemente la nostra crescita professionale.
Uno degli stimoli più importanti per il nostro sviluppo artistico, oltre alla ricerca personale di cui ti ho parlato è il feedback esterno.
Avere un feedback che non sia quello del cliente è estremamente importante, perché molto spesso capita di lavorare ore e ore su una singola immagine, rischiando di perdere la visione di insieme di ciò che stiamo facendo e non capire più cosa funziona e cosa no.
Ed è qui che entra in gioco l’importanza dell’essere a contatto con altri archviz artist che possano restituirci un parere esperto ma esterno su ciò che stiamo facendo.
In questo modo, il nostro lavoro acquisisce un valore aggiunto portato dall’esperienza degli altri, mentre noi facciamo tesoro di quelle lezioni per metterle in pratica nei nostri lavori futuri.
Questo non vale soltanto per il comparto artistico, ma anche per quello puramente tecnico!
Magari c’è quel collega che è particolarmente bravo in un determinato aspetto della produzione che può darci una dritta, o suggerirci un modo furbo di ottenere un determinato risultato che non avevamo idea fosse possibile applicare.
E non serve rivolgersi per forza a un capo o a un supervisore. Anche uno scambio al volo con un vicino di scrivania è un’occasione di imparare qualcosa di nuovo!
Ecco, se dovessi pensare all’aspetto più interessante del lavorare in uno studio di archviz è il poter imparare qualcosa di diverso da ogni membro del team.
Dal giovane tirocinante che magari è fortissimo con un determinato software, fino al capo che ha anni di esperienza nel relazionarsi coi clienti e gestire uno studio.
A proposito di relazioni coi clienti e gestione, lavorare in uno studio è un passaggio utilissimo anche per chiunque ambisca a fondare il proprio atelier.
Nella maggior parte dei casi, all’inizio della nostra carriera abbiamo pochissima consapevolezza su come funzioni un’attività imprenditoriale, e uno studio di archviz è un’attività imprenditoriale a tutti gli effetti.
E attenzione, anche essere archviz artist freelance significa fare attività imprenditoriale!
Chiaramente sarà meno complessa rispetto a dover gestire uno studio e dei collaboratori, ma se fatta con serietà e preparazione è praticamente gestire uno studio di una sola persona.
Fare archviz non significa solamente fare immagini, ma anche avere a che fare in prima persona con dei clienti e fare i conti con le loro aspettative.
Gestire queste aspettative e la comunicazione col cliente prima, durante e dopo il progetto è qualcosa che tanti giovani archviz artist (e anche meno i giovani!) sottovalutano alla grande, magari gasati all’idea di farsi strada da soli nel mercato e iniziare quest’avventura.
Se oltre a questo aggiungiamo la necessità di stabilire un giro di clienti mantenendo la propria attività sostenibile e senza svendere il proprio valore, capirai come accedere a questo tipo di competenze sia molto complicato agli inizi della propria carriera!
Costruisci il tuo network.
Il network professionale non è altro che la rete di contatti relativi alla propria sfera lavorativa.
Sapersi costruire delle connessioni in ambito professionale è un’arte, ed è parte integrante della nostra professione.
Devi sapere che quello dell’archviz è un settore relativamente piccolo e bene o male ci si conosce tutti, soprattutto a livello locale.
Il senso di comunità nell’industria dell’archviz è forte, e molto spesso le migliori opportunità di collaborazione e di carriera nascono grazie al proprio network e alla raccomandazione da terzi.
Lo so, in Italia la parola raccomandazione evoca pratiche poco virtuose, ma è più da intendersi nel senso anglosassone del termine.
Facciamo un esempio.
Una collega si trova in difficoltà, ha bisogno di collaboratori per un progetto che per un motivo qualsiasi non può coprire, e mi chiede se conosco qualcuno che possa dargli una mano.
Ovviamente, il mio pensiero andrà immediatamente ad una persona che conosco personalmente e che so potrà fare un buon lavoro, e sarò ben felice di raccomandarla alla mia collega.
A sua volta, la mia collega si fiderà del mio giudizio su questa persona, quindi a mia volta avrò tutto l’interesse a ricambiare la fiducia e raccomandare qualcuno di cui mi fidi!
Il potere del fare rete in archviz è proprio quello di aprire delle porte e rendere accessibili delle opportunità impossibili da raggiungere restando nella propria zona di confort.
Ma non dimentichiamoci anche dell’aspetto umano delle relazioni, e del fatto che spesso in archviz ci si trova a lavorare in più persone su un unico progetto!
La qualità dei tuoi rapporti coi colleghi è un fattore molto importante, e questa già fornisce una prima idea a chi si trova ad avere a che fare con te sul tipo di persona che sei, e se sei una persona adatta a lavorare in team!
Ora, come sappiamo bene, dall’inizio del 2020 è diventato molto più complicato curare l’aspetto del network, soprattutto perché l’industria aveva come principali momenti di aggregazione e di networking gli eventi di settore.
I più importanti dell’anno erano sicuramente la D2 Conferences di Vienna e gli Academy Days, rispettivamente ad agosto e ottobre.
Purtroppo, la pandemia ha fortemente limitato la nostra possibilità di aggregazione e di spostamento e questi eventi sono stati fortemente ridimensionati o cancellati e quindi è venuta meno un’importante occasione di fare rete.
Siamo tutti un po’ fremendo per la ripresa, e nonostante le comunità online dedicate alla visualizzazione architettonica esistano e valga comunque la pena di partecipare alle discussioni che emergono ogni tanto, sicuramente offrono molti meno spunti di fare rete rispetto agli eventi dal vivo.
Che dire, rimaniamo fiduciosi in attesa di rivederci dal vivo quanto prima!
Per chiudere…
Bene, direi che ti ho detto tutto quello che volevo dirti!
Se la visualizzazione architettonica ti affascina e stai muovendo i primi passi in questo mondo, non assolutamente puoi perderti le nostre dirette settimanali su Twitch e i contenuti che condividiamo su Instagram!
Ci vediamo presto sui nostri canali!
Federico