fbpx
Cerca
Close this search box.

Render di esterni: 13 regole d’oro per realizzare un’immagine di successo

Render di esterni: 13 regole d'oro per immagini di successo

In un’intervista di qualche tempo fa con Architizer, Trond Greve Andersen, uno dei co-fondatori dello studio di visualizzazione architettonica MIR, si è espresso senza mezzi termini riguardo ai render di esterni:

“Solo chi ha una mente creativa e un occhio allenato è in grado di realizzare un buon render della piazza antistante un tipico edificio ad uso misto in una giornata di sole”.

Insomma, le parole di Trond sono molto chiare.

Fare render di esterni è un compito difficile.

Non è un caso che gli studi di architettura e visualizzazione facciano a gara per accaparrarsi professionisti capaci di realizzare render di esterni, soprattutto per progetti a scala media e larga per concorsi e presentazioni.

Ebbene, oggi stai per scoprire alcuni degli ingredienti dietro un’immagine di successo: 13 regole auree per migliorare già dal tuo prossimo lavoro.

In questo articolo di quasi 4000 parole ti svelerò i principi che io stesso applico nelle mie immagini, regalandoti quello che ho appreso in anni di studio e sperimentazione.

Pronto a scoprire i trucchi del mestiere?

Cominciamo!

1. Tratta il tuo render di esterni come una fotografia.

Studio della composizione su un render di esterni (Mecanoo - Bao'an Cultural Center)
Bao’an Cultural Center, 2016 The Big Picture per Mecanoo

Partiamo dalle basi!

Quando si parte col creare un render di esterni (o di interni), l’atteggiamento giusto da adottare è quello del fotografo.

Ti sembrerà assurdo, ma quella tra render e fotografia non è un’analogia azzardata. La connessione tra fotografia e visualizzazione architettonica è un argomento davvero affascinante, di cui ho parlato in modo più approfondito in questo articolo scritto per i ragazzi del collettivo 120g.

Per iniziare, ci sono delle similitudini puramente tecniche. Un esempio su tutti: i controlli dell’esposizione presenti nella maggior parte dei motori di rendering e software di modellazione 3D.

Questi parametri sono gli stessi presenti su qualsiasi fotocamera digitale, e parecchi motori di rendering permettono addirittura di impostarli in modo da emulare le proprietà fisiche degli obiettivi fotografici (profondità di campo, lunghezza focale, vignettatura…).

Eppure, le analogie tecniche tra fotografia e rendering sono tra le meno importanti.

Sì, perché così come la fotocamera è solo uno strumento col quale ottenere un’immagine di impatto, lo stesso vale anche per il software: dietro c’è sempre una visione artistica che ha poco a che fare coi parametri tecnici.

Questa visione si rifà a dei principi comuni a tutte le arti visive (fotografia, pittura, cinema…) che regolano la composizione dell’immagine, ossia il bilanciamento armonioso degli elementi presenti nel quadro.

E qui non ci sono abilità tecniche che tengano: senza una composizione armoniosa e ben studiata, un’immagine fallisce in partenza.

Una delle risorse più complete e meglio realizzate sull’argomento è questo video di Blender Guru, visto quasi un milione di volte. Inestimabile per qualunque artista digitale che voglia comprendere i meccanismi dietro una composizione che funziona davvero.

2. Lasciati ispirare.

Film, concept art, videogiochi, pittura: l'ispirazione per un render di esterni può trovarsi dove meno te l'aspetti!

Uno dei passaggi più importanti quando ci si prepara alla realizzazione di un render di esterni, o di qualunque altro tipo di immagine, è la ricerca di riferimenti visivi.

Avere bene in mente il risultato finale che desideriamo ottenere, anche solamente qualcosa che ci guidi verso un mood o una composizione, rende immensamente più semplice la produzione di un’immagine.

Per capirci, pensa al lavorare senza riferimenti come al cercare di raggiungere una destinazione senza avere idea di dove si trovi il punto di arrivo.

Ti cimenteresti nell’impresa? Io personalmente no di certo!

Anzi, ti dirò di più: pur studiando e consultando costantemente il lavoro di altri colleghi, cerco di non usare altri render di esterni come riferimento durante la realizzazione di un’immagine.

Il motivo? Un render è un’interpretazione della realtà già filtrata da un altro artista che molto probabilmente ha una visione diversa dalla mia. Ne ho discusso anche in questa chiacchierata di marzo 2017 con gli studenti della Federico II di Napoli.

Quindi, cosa rimane come fonte di ispirazione?

Beh… un mondo intero!

Il fotogramma di un film, di un videogioco, un libro di concept art, o molto più semplicemente la luce al tramonto durante la tua ultima gita fuori porta, possono essere la scintilla giusta per un render di esterni spettacolare.

Il che mi porta al suggerimento successivo…

3. Porta sempre con te una fotocamera.

Porta sempre con te una fotocamera per immortalare atmosfere e collezionare assets

Va da sé che per immortalare la luce di quel fantastico tramonto, hai bisogno di una buona fotocamera a portata di mano.

In assenza di altro, anche la fotocamera del tuo smartphone andrà bene, ma sappi che se questo non possiede una lente di buona qualità, potresti finire col ritrovarti un’immagine che non è in grado di restituire le particolarità del mood che hai provato a catturare.

C’è anche un altro motivo per il quale ti consiglio di avere sempre con te una buona fotocamera compatta, ed è la possibilità di collezionare asset per i tuoi render di esterni.

Con asset intendo texture, cieli e persone da scontornare. Ah, a proposito, una veloce raccomandazione: a meno che tu non abbia una liberatoria scritta da parte dei soggetti, fai molta attenzione ad utilizzare figure umane nei tuoi render e assicurati che queste non siano riconoscibili.

Avere con te una fotocamera ti consentirà di catturare risorse preziose con cui rendere unici i tuoi render di esterni, visto che tu e soltanto tu avrai la possibilità di usare quel materiale e crearne di nuovo ad hoc per le tue esigenze.

Comodo, non trovi?

4. Usa le figure scontornate in modo coerente.

Il modo in cui una scena è (o non è) popolata è un aspetto che viene preso sottogamba anche da artisti con molti anni di esperienza, ma che può in realtà cambiare completamente la qualità di un render di esterni e stravolgere il messaggio che vuoi trasmettere.

Prima di cominciare a parlare di aspetti compositivi e di storytelling, però, andiamo con ordine.

Un errore che viene molto spesso commesso nel realizzare render di esterni, soprattutto da chi muove i primi passi nel mondo dell’archviz, è il non usare le figure adatte alle condizioni climatiche e di luce nella scena.

Penso che tu abbia già sentito parlare dei render realizzati per Expo 2015, che all’epoca, beh… dai, diciamo che non diedero un’impressione esattamente positiva del nostro Bel Paese!

Ebbene, tra i tantissimi problemi di quei render, quello che saltò all’occhio di tutti fu certamente il trattamento riservato alle figure scontornate, semplicemente incollate sull’immagine senza prestare alcuna attenzione né al loro abbigliamento, né alle condizioni di luce della scena.

E infatti, la prima cosa da fare prima di popolare i tuoi render di esterni è assicurarti che le figure che inserirai siano illuminate in modo coerente rispetto alla scena.

Non parlo solo della direzione della luce, che dovrà coincidere con quella presente nell’immagine di partenza, ma anche del bilanciamento dei colori.

Molte cutout avranno una temperatura di colore ben diversa da quella presente nel tuo render di esterni, e dovrai bilanciarne attentamente i toni per far sì che si integrino alla perfezione nella scena. Se vuoi scoprire quale workflow seguo per adattare le figure scontornate alle mie scene, ho il tutorial che fa al caso tuo ;).

Infine, occhio all’abbigliamento dei tuoi personaggi!

È piuttosto scontato che in una giornata invernale questi dovranno essere vestiti in modo tale da riflettere le condizioni climatiche, ma in generale mantieni un dress code che sia costante anche in un render di esterni in cui non è chiaro fin da subito in quale stagione ci troviamo.

Trudo Vertical Forest, The Big Picture per Stefano Boeri Architetti

L’immagine in alto che ho realizzato per la Trudo Vertical Forest di Stefano Boeri Architetti è perfetta per illustrarti praticamente quello che intendo.

Questo render è parte di un set di 4 immagini riprese sempre dallo stesso punto di vista e realizzato per mostrare l’edificio nel ciclo delle stagioni.

L’esempio che ti mostro qui ricade proprio nel caso che ti ho descritto: ossia una scena di cui non sappiamo in quale periodo dell’anno sia ambientata.

Trattandosi di un’estate olandese, sono stato ben attento a popolare la scena con un mix di figure scontornate: alcune a maniche corte, altre con giacche leggere.

Eh sì, l’estate olandese può essere molto fresca!

5. Attenzione a nani e ai giganti: occhio alla scala.

Un altro errore molto comune in cui spesso cascavo anche io nel popolare un render di esterni con figure scontornate è legato alla scala di queste ultime.

Lo so, quando ci si accorge che quei bambini in primo piano sono decisamente sproporzionati se confrontati alle figure sullo sfondo… beh, è sempre troppo tardi e il guaio è ormai fatto!

Quindi, come fare per dire definitivamente addio a queste situazioni imbarazzanti?

Con l’esperienza, ho imparato un paio di trucchetti molto utili che mi aiutano ad evitare problemi di scala praticamente nel 100% dei casi.

Il primo, perfetto da utilizzare in viste a livello strada in cui la camera si trova all’altezza dell’occhio umano (di solito attorno agli 1,60 m), consiste nell’allineare le teste dei soggetti alla linea dell’orizzonte o poco più in alto.

Questo sistema è perfetto per i render di esterni ed è davvero semplice da mettere in pratica in Photoshop. Non dovrai fare altro che:

  • Richiamare i Righelli con la scorciatoia CTRL+R e, facendo clic col tasto sinistro del mouse sul righello orizzontale e tenendo premuto, trascinare una guida sul quadro della tua immagine in corrispondenza della linea d’orizzonte;
  • Usare questa nuova linea guida per collocare le teste delle persone e ridimensionarle in modo da aggiustarne la posizione nella scena.

E se la tua scena ha un punto di ripresa più basso o più alto rispetto a quello dell’occhio umano?

In questo caso puoi ricorrere a un’altra tecnica che mi ha salvato la giornata in più di un’occasione.

  • Apri il modello 3D e colloca nello scenario alcuni volumi alti circa 1,70 m.
  • Dopo esserti collocato nel punto di vista corrispondente alla camera su cui stai lavorando in post-produzione, fai uno screenshot o lancia un render veloce.
  • Infine, incolla l’immagine in Photoshop, facendo in modo che corrisponda al quadro della tua immagine.

In questo modo avrai un riferimento di scala infallibile per il tuo entourage 2D!

6. Crea i tuoi asset 2D e racconta una storia

… E qui mi tocca partire con un bel mea culpa.

Lavorando con scadenze molto strette la maggior parte del tempo, mi trovo in molti casi a dover ricorrere ogni volta alle stesse librerie di figure scontornate.

Chiariamoci eh, non è che usare librerie online sia un male (anzi, ho addirittura creato una raccolta delle migliori risorse da cui recuperare asset 2D!).

Eppure…

Eppure abusare delle risorse online disponibili gratuitamente potrebbe crearti due grossi problemi.

Il primo, quello più evidente, è di finire con l’usare dei “cliché”.

Un esempio su tutti: la ragazza con la borsa rossa di Skalgubbar. Una presenza talmente costante nei render di studenti e architetti di mezzo mondo… che anche basta! C’è persino una pagina Facebook, attiva più che mai, che raccoglie le innumerevoli apparizioni di questa eroina mistica.

Questo era un esempio estremo, ma credo che tu abbia colto il punto: usare immagini dai siti di figure scontornate può funzionare, ma c’è il rischio che il tuo render di esterni possa risultare scontato e “già visto”.

Il secondo problema è legato alla narrazione.

Affinché la storia che racconterai nel tuo render di esterni sia nuova e originale, molto probabilmente dovrai ricorrere ad “attori” che compiono azioni ben specifiche, in determinate condizioni di luce.

Un esempio su tutti…

Uno dei render di esterni più belli di sempre: Earlybirds di MIR.
Earlybirds, MIR per Utopia Arkitekter

Questa è probabilmente una delle immagini che ha segnato un punto di svolta nella carriera dello studio di visualizzazione architettonica più famoso al mondo: MIR.

Non mi dilungherò sul descrivere la storia imbastita dai ragazzi di Bergen.

Ti dirò soltanto che se questa immagine non avesse raccontato una storia così unica e particolare, non avrebbe avuto il successo che ha avuto.

Questa narrazione si sviluppa soprattutto attraverso le figure dei due operatori ecologici, inserite per raccontare una storia ben precisa e scontornate ad hoc per l’immagine.

Perciò, non adattare lo storytelling alla tua libreria di asset, ma crea asset nuovi in base alla storia da raccontare.

Anche qui, avere sempre con te una fotocamera digitale (e buone Google skills) ti sarà di grande aiuto!

7. Non lasciare che i tuoi occhi si abituino all’immagine

Non lasciare che i tuoi occhi si abituino alla composizione!

Diciamoci la verità: lavorare sullo stesso render di esterni (ma anche di interni!) per diverse ore consecutive può farci perdere il senso di quello che stiamo facendo, quindi ogni tanto è bene cambiare prospettiva!

Per farlo io uso tre metodi, gli stessi usati da Pedro Fernandes di Arqui9 in questo video.

I primi due sono stratagemmi per comprendere meglio se la composizione dell’immagine funziona ed evitare che il mio occhio si abitui troppo al frame.

Uno di questi è la rotazione del quadro, che ho illustrato al punto 17 di questo articolo, mentre il secondo consiste semplicemente nel riflettere in modo speculare l’immagine.

Il terzo metodo è molto utile per controllare se i valori di contrasto dell’immagine funzionino o meno, e consiste nell’applicare un livello di regolazione Bianco e nero (Black and White) con metodo di fusione Colore (Color), in modo tale da mantenere gli stessi valori tonali dell’immagine a colori.

Convertire in bianco e nero un lavoro in corso ti consentirà di osservare meglio i valori di contrasto dell'immagine.

Questa tecnica è molto utile soprattutto in matte painting e in compositing, per valutare se gli elementi nella scena abbiano l’esposizione e il contrasto adatto.

8. Non sottovalutare la scelta del cielo.

Potrà sembrarti un dettaglio dopotutto trascurabile, ma la scelta del cielo è un momento molto delicato nella post-produzione di un render di esterni.

E visto che l’aspetto del cielo influenza tutta la fase di post-produzione, una scelta sbagliata può compromettere la qualità dell’immagine finale e costringerti a ricominciare la post-produzione da zero, essendo letteralmente la prima decisione da prendere in questa fase!

Alex Hogrefe, uno dei mostri sacri nel settore della visualizzazione architettonica, ha dedicato un utilissimo post a questo aspetto, e io stesso impiego ben più di una manciata di minuti a scegliere il cielo perfetto per i miei render di esterni, come ho anche spiegato nel caso studio della Biblioteca Regionale di Varna.

Mettiamola così: non solo il cielo è la base per le successive regolazioni di colore nella scena, ma deve anche tenere conto delle condizioni presenti nel render originale, soprattutto se stai seguendo un workflow più orientato alla post-produzione.

A questo proposito, ho un paio di suggerimenti per te.

Per cominciare, presta molta attenzione alla direzione della luce che, come tutti gli altri elementi della scena, deve essere coerente con le condizioni nell’immagine di partenza.

Stesso discorso vale per la prospettiva: se il cielo che hai scelto è anche solo parzialmente nuvoloso, è bene che l’immagine accenni una prospettiva che si sposi con la lunghezza focale dell’inquadratura. Questo evita che l’immagine finale risulti incoerente o piatta e priva di profondità.

Infine, occhio ad utilizzare immagini eccessivamente cariche di colori o visivamente troppo ingombranti. Nel primo caso, se hai trovato il cielo perfetto ma è di un fastidioso blu ciano, non preoccuparti: puoi sempre modificarne il colore tramite i livelli di regolazione.

Nel secondo caso, considera attentamente l’opzione che hai scelto, e ricorda sempre che il cielo è complementare alla storia e non deve essere il soggetto principale. Se ti sembra che il cielo distragga troppo dallo spazio architettonico, forse è il caso di riconsiderare un attimo la tua scelta.

In alternativa, se hai trovato le nuvole perfette per il tuo render di esterni e non vuoi assolutamente rinunciarvi, prova a giocare con le maschere di livello e a combinare più immagini, creando un risultato nuovo di zecca come ho fatto anche io nel caso studio che ti ho linkato poco prima.

9. Sfrutta le potenzialità dell’Image-based Lighting.

In linea di massima, è possibile illuminare un render di esterni in due modi: o con un sole virtuale generato dal motore di rendering, oppure attraverso un’immagine sferica che funga da “volta celeste”.

Questa tecnica va sotto il nome di image-based lighting, e consiste nell’illuminare la scena 3D attraverso una HDRI, un tipo di immagine speciale che conserva al suo interno i dati relativi all’intensità e alla luminosità in corrispondenza di ciascun pixel.

La possibilità di utilizzare un’immagine HDRI ti permetterà di riprodurre nel tuo render di esterni tutte quelle condizioni di luce caratterizzate dall’assenza di luce diretta, altrimenti impossibili da ottenere con la semplice simulazione del sole.

Giornate nuvolose, cieli parzialmente coperti, ora blu o il tipico colore dorato del tramonto sono solo alcune delle condizioni di luce che potrai ottenere usando la tecnica dell’image-based lighting.

Tra le immagini HDRI più usate rientrano senza dubbio quelle di Peter Guthrie, acquistabili su PG Skies singolarmente o in bundle. Tuttavia, il web offre numerose risorse completamente gratuite e di ottima qualità, come quelle offerte da NoEmotion che sono diventate in pochissimo tempo le mie HDRI preferite.

10. Apri l’immagine con un primo piano fatto DAVVERO bene…

Abituati come siamo a voler raccontare l’architettura ad ogni costo, questo concetto potrebbe sembrarti all’inizio piuttosto controintuitivo.

Eppure è uno degli ingredienti fondamentali di un’immagine di successo, che sia questa una fotografia o un render di esterni.

Un primo piano ben studiato cattura l’attenzione dello spettatore e funziona come un’ancora visiva: aiuta l’occhio dello spettatore a soffermarsi sull’immagine e a non perdersi nella vastità dello spazio rappresentato, aumentando così il senso di profondità spaziale.

Questo articolo su Digital Photography School spiega molto bene la funzione del primo piano in fotografia tramite esempi molto interessanti ed efficaci.

Il principio dell’ancora visiva è molto importante nei render di esterni, in particolare nelle immagini dal campo visivo particolarmente ampio.

Certo, il primo piano non deve distogliere completamente l’attenzione dal soggetto della tua immagine (quindi meglio evitare il cliché della ragazza in primo piano, te lo dice uno che ci è cascato)! Deve essere qualcosa di molto sottile, ma ben dettagliato.

Ti faccio un piccolo esempio per chiarire.

In questo studio per una villa ai tropici ho costruito il primo piano dell’immagine con una tecnica mista: la vegetazione alta è composta da asset 3D organizzati con Forest Pack mentre il fogliame sulla sabbia è una semplice texture.

Studio per una villa a Santa Lucia

Quel fogliame sulla sabbia in particolare, è stato semplicissimo da applicare, ma estremamente utile per guidare l’occhio nella lettura dell’immagine.

E ancora, puoi sfruttare questa tecnica per costruire ancora meglio la tua narrazione, oppure puoi utilizzare gli elementi in primo piano per migliorare la composizione del quadro.

Il principio delle linee guida a cui accenno nel mio minicorso di post-produzione, ad esempio, è un’applicazione del principio dell’ancora visiva, e nei render di esterni è spesso presente sotto forma di sentieri, strade o segnaletica orizzontale.

11. … e chiudi l’orizzonte della scena con uno sfondo.

Nel tuo render di esterni si intravede l’orizzonte? Allora fai sempre in modo di non lasciarlo vuoto.

Che tu preferisca lavorare in post-produzione o elaborare lo sfondo nel modello 3D, ricorda che, nella realtà, le situazioni in cui l’orizzonte si presenta come una linea piatta sono davvero poche.

Perciò ricorda sempre di completare la tua immagine con uno sfondo plausibile e coerente con la scena. Questo è un punto ancora più importante se stai illuminando la scena con una HDRI.

Molte HDRI infatti presentano una metà inferiore orizzontale completamente nera, corrispondente all’area sottostante alla linea d’orizzonte. Se nel modello 3D l’orizzonte non è coperto e la scena contiene superfici molto riflettenti, c’è il rischio che questa banda nera si rifletta nelle superfici.

In questo caso, la soluzione più adatta è creare lo sfondo direttamente nella scena 3D, oppure, alternativa decisamente più elaborata, creare dei falsi riflessi in fase di post-produzione.

12. Diventa un maestro del colore.

Hai mai pensato a quanto sia importante il colore in un’immagine?

L’uso di una palette di colori è una prassi derivata direttamente dal mondo della pittura, in cui gli artisti creavano le proprie opere a partire da una manciata di pigmenti, procedendo a miscelarli per ottenere diverse sfumature.

Ora abbiamo a disposizione una palette con milioni di colori e finiamo spesso col trascurare questo aspetto, lasciandoci guidare da quello che vediamo a schermo.

Tuttavia, stabilire una palette di colori per un render di esterni o di interni può essere un mezzo potentissimo per creare un’immagine di forte impatto.

Al giorno d’oggi non sono molti gli studi di visualizzazione architettonica che fanno dell’uso del colore un proprio marchio di fabbrica, ma se mi chiedessi così su due piedi di nominare solo due “maestri del colore” in archviz, ti direi sicuramente LUXIGON, soprattutto nei lavori di alcuni anni fa, e Arqui9.

Due lavori a confronto: Luxigon e Arqui9
A sinistra: Calgary Central Library, LUXIGON per REX
A destra: Paradise Cove, Arqui9

LUXIGON ha avuto sempre uno stile molto riconoscibile, più vicino al mondo dell’illustrazione che a quello della computer grafica, che si è sempre prestato benissimo ad un uso estremamente incisivo del colore.

Arqui9, invece, usa il colore in modo decisamente più sottile, attraverso uno stile fotografico filtrato da una visione pittorica e artistica.

E proprio Pedro Fernandez di Arqui9, qualche tempo fa, ha illustrato sul suo canale YouTube in modo semplice e accessibile tutte le regole che governano le armonie di colori, fornendo tantissimi consigli pratici su come utilizzare il colore in un render.

Ti lascio qui il video. Da vedere assolutamente più e più volte!

13. Usa le texture per aumentare i dettagli della scena

Finora ti ho spiegato alcuni degli scenari più comuni in cui poter usare delle texture in post-produzione per aggiungere dettagli ad un render di esterni.

Quello che ancora non ti ho spiegato è che la texture giusta può aiutarti a mettere una pezza nelle aree del render meno convincenti e ad aumentarne il realismo, soprattutto nei progetti a scadenza brevissima.

Ad esempio, nei miei render di esterni aggiungo spesso dei dettagli sull’asfalto, materiale che di solito non mi convince al 100% una volta uscito dal motore di rendering.

Oltre ad usare in modo creativo le maschere di livello per delimitare il contorno della texture e regolare la trasparenza di alcune aree, quello che faccio è sperimentare diversi metodi di fusione in Photoshop, a seconda dell’effetto che voglio ottenere.

Nel caso in cui tu abbia bisogno di cambiare completamente l’aspetto di una parte del rendering, prova a inserire la texture in modalità di fusione Normale e ad armonizzarla coi colori e le luci della scena seguendo il processo che ho illustrato in questo tutorial.

Invece, se vuoi solo sovrapporre dei dettagli ad una particolare area, prova diverse modalità di fusione: non c’è una regola fissa, ma di solito ottengo buoni risultati con Moltiplica (se la texture ha una base chiara con dettagli scuri), Sovrapponi, Luce soffusa e Luce intensa.

In questa immagine realizzata per Stefano Boeri Architetti, il primo piano della scena è completamente realizzato in Photoshop.
Trudo Vertical Forest, The Big Picture per Stefano Boeri Architetti

Ad esempio, in questa immagine ho aggiunto in Photoshop la pavimentazione stradale. Questa è una tecnica che uso soprattutto per il primo piano della scena che, come ti ho spiegato poco fa, deve essere accattivante e ben realizzato.

Per chiudere…

Prima di lasciarci, c’è un ultimo suggerimento che voglio darti.

Questo è un consiglio valido in qualsiasi settore.

È una cosa che consiglio a chiunque sia alle prese con la costruzione di un portfolio, ma è ancora più valida nell’ambito della visualizzazione architettonica.

Lascia da parte il tuo ego e mettiti in gioco. Confrontati con gli altri.

(Chiaramente non con chiunque, ma con persone che stimi e sai che possono dare un feedback costruttivo e utile sul tuo lavoro).

Molto spesso tendiamo a sopravvalutare le nostre capacità, e a pensare che il nostro lavoro abbia raggiunto una vetta assoluta… purtroppo nel 99% dei casi non è così.

Ti garantisco che da quando ho iniziato a condividere il mio lavoro, rivolgendomi a persone che possono aiutarmi a migliorare, la qualità delle immagini che produco è sensibilmente migliorata.

Insomma, parafrasando una ben nota citazione… nessun visualizer è un’isola ;)

A presto!

Federico