Prima o poi il momento fatidico arriva.
“E adesso come lo scrivo ‘sto benedetto curriculum da architetto?”
Domanda più che lecita, perché il curriculum da architetto è una bestia strana.
All’apparenza sembra essere un curriculum come tanti altri… però ha delle sottili ma fondamentali differenze rispetto ai curriculum scritti per altri professionisti.
Pensaci bene: il curriculum di un architetto è spesso letto anche da altri architetti, e non esclusivamente un generico addetto alle risorse umane.
Questa cosa mette in gioco altri fattori, che hanno a che vedere col modo in cui i contenuti del curriculum vengono comunicati sia graficamente che testualmente. Lo so, sono partito in quarta!
Come avrai capito, questo articolo è dedicato al 100% a guidarti nella stesura del tuo prossimo curriculum da architetto, ad illustrarti le trappole in cui non cadere e cosa fare per aumentare le tue possibilità di successo ed essere ricontattato per quel colloquio di lavoro a cui ambisci.
Quindi, direi di non perdere tempo: c’è tanta carne al fuoco e scommetto che anche se sei un architetto navigato, in questo articolo troverai una o due cose che in futuro potrebbero tornarti utili. Iniziamo!
1) Dimenticati del formato europeo.
C’è una ragione per cui questo è il punto numero uno… anzi, ben più di una. Il formato Europass e, peggio ancora, il formato europeo hanno talmente tante cose che non vanno (e non sono solo io a pensarla così) che ero tentato di dedicare un articolo intero alle ragioni per cui non dovresti mai usare questi modelli per il tuo curriculum da architetto. Ma non voglio farti perdere tempo e cercherò di essere il più sintetico possibile ;)
Tanto per cominciare, il formato europeo è l’apoteosi dello spreco di spazio. Per rendertene conto ti basterà dare un’occhiata alla prima pagina del modello, in cui i soli dati anagrafici occupano più di un terzo della pagina. E la struttura a colonna, marchio di fabbrica del formato europeo, porta questo spreco a livelli entropici: insomma, perché occupare un terzo verticale della pagina con delle etichette ridondanti?
Sai benissimo quanto un layout ben organizzato sia fondamentale per comunicare le tue idee: ne ho parlato in passato riguardo alle tue tavole di progetto e al tuo portfolio, e per il tuo curriculum da architetto vale lo stesso ragionamento: ma non preoccuparti, su questo argomento ritorneremo tra poco.
Le pecche più gravi del formato europeo sono la scarsa organizzazione delle voci nonché la poca rilevanza di alcune di queste, che risultano essere dei veri e propri cliché. Infine, questo modello è difficilmente personalizzabile e nella sua forma originale mette in evidenza competenze poco interessanti per chi riceverà la tua candidatura.
Insomma, sebbene sia nato con le migliori delle intenzioni, il formato europeo non è un buon biglietto da visita e non è visto di buon occhio dai recruiter. Hai una sola occasione per fare una buona prima impressione col tuo curriculum da architetto e questo modello… beh, produce l’effetto contrario.
Quindi evitalo come la peste!
2) Sii sintetico ed elimina il superfluo.
Tutto questo inutile dilungarsi e questo spreco di spazio, fanno sì che un curriculum da architetto in formato europeo sia lungo oltre ogni ragionevole limite. Questo mi permette di ricollegarmi al secondo suggerimento che voglio darti.
Ma prima, giusto un paio di numeri.
Il tempo medio di consultazione di una candidatura “interessante” si aggira attorno al minuto. Ovviamente, prima di essere considerata “interessante” la candidatura viene vagliata attraverso uno screening iniziale di… una decina di secondi. Non scherzo.
Quindi è essenziale che il tuo curriculum vada dritto al punto e illustri esclusivamente l’esperienza e le abilità rilevanti per la posizione per la quale ti stai candidando.
Innanzitutto ti suggerisco di limitare il tuo curriculum da architetto ad una sola facciata o pagina, soprattutto se la tua carriera è agli albori. So che il tuo primo impulso è quello di inserire quante più informazioni possibili, ma una sovrabbondanza di voci creerebbe esattamente l’effetto che vuoi evitare, ossia quello di soffocare le informazioni rilevanti in una marea di contenuti.
In quest’ottica, fai in modo di eliminare tutto ciò che non è necessario. Ad esempio, assicurati di omettere tutti gli impieghi precedenti non direttamente legati alla posizione lavorativa per la quale ti stai candidando, a meno che questi non mettano in risalto delle abilità davvero utili allo scopo. Inoltre, informazioni personali come data di nascita, stato coniugale e tutta la formazione pre-universitaria non sono necessarie: eliminale senza pensarci due volte.
Una questione piuttosto controversa è se sia il caso o meno di inserire una foto personale sul proprio curriculum da architetto. Molti esperti lo considerano inutile, se non addirittura controproducente.
In fin dei conti, una foto distoglie ulteriormente l’attenzione dai contenuti importanti e potrebbe costituire una base discriminatoria per la scelta di un candidato: in alcuni casi e alcune nazioni, i curriculum con foto vengono addirittura cestinati per via di regolamenti e policy aziendali.
Tuttavia, è innegabile che dare un volto ad un nome sia un ottimo modo per lasciare un’impressione più duratura, quindi lascio alla tua sensibilità le valutazioni del caso. Mi raccomando, se decidi di inserire una foto, che sia quanto più professionale possibile: niente foto stile Instagram o del tuo ultimo Capodanno… insomma ci siamo capiti!
Infine, di nuovo a te la scelta di inserire un trafiletto sui tuoi hobby, ma solamente quelli legati in qualche modo alla nostra professione, come la fotografia, il modellismo o il videomaking. Per quel che mi riguarda, preferisco che sia il portfolio a parlare dei miei interessi in una sezione creata ad hoc, quindi sul mio curriculum da architetto non compare alcuna sezione “hobby”.
Ah, a proposito di questo…
3) Accompagna il tuo curriculum da architetto con un portfolio di lavori.
Quello che sto per dire potrebbe sembrarti una banalità assoluta, ma visto che in Italia e in altri paesi dell’Europa meridionale esistono ancora uffici che assumono architetti solo sulla base del curriculum, vale la pena fermarci un attimo per chiarire la questione.
Noi architetti, assieme ai nostri colleghi che lavorano nelle professioni grafiche, abbiamo il vantaggio di poter fornire ad un potenziale cliente o datore di lavoro un saggio delle nostre capacità, presentando in modo sintetico i nostri lavori migliori. Questo documento è il portfolio.
Spostando lo sguardo al Nord Europa, allegare un portfolio personale è praticamente un requisito di qualsiasi candidatura, indipendentemente dalla dimensione dello studio e dalla posizione lavorativa da coprire.
Hai capito bene, questo vuol dire che anche se sei un neolaureato o aspiri ad uno stage, dovrai allegare un portfolio al tuo curriculum da architetto. E non solo: il portfolio è spesso richiesto anche dalle strutture accademiche, e le domande di ammissione a master, workshop e corsi di studio potrebbero essere valutate sulla base del portfolio del candidato.
Perciò ti suggerisco caldamente di pensare fin da subito alla realizzazione di un portfolio di lavori accademici e professionali (nel caso tu abbia la possibilità di mostrarne) da allegare al tuo curriculum da architetto. Lo so, questa roba del portfolio non ti è molto chiara, e sono pronto a scommettere che nessuno durante i tuoi studi ha mai accennato alla necessità di costruirne uno.
E ti capisco benissimo, visto che anche io ho sudato le proverbiali sette camicie nel redigere il mio primo portfolio! All’epoca le risorse sull’argomento era piuttosto scarne (stiamo parlando del 2013, quindi non moltissimo tempo fa) e per creare qualcosa di efficace ho dovuto svolgere ricerche che sono durate diversi mesi.
Questo piccolo “trauma irrisolto” mi ha spinto ad approfondire l’argomento in diversi articoli sul blog e a progettare Obiettivo Portfolio, l’unico workshop in italiano pensato come un percorso guidato alla creazione (o al restyling) di un portfolio di architettura.
Ma per tornare in tema, se fino ad ora ti ho illustrato cosa omettere nel tuo CV da architetto, è ora di andare al sodo e capire quali siano le informazioni importanti e come organizzarle.
4) Organizza le informazioni indispensabili.
Come ti accennavo prima, chi valuta la tua candidatura esegue una vera e propria rapida scansione del curriculum alla ricerca di alcune informazioni chiave. Va da sé che queste informazioni devono essere sempre in bella vista nel tuo CV da architetto.
Prima cosa, le informazioni di contatto: indirizzo e-mail (mi raccomando, che sia un indirizzo serio, non quello che usavi secoli fa per MSN Messenger!), numero di telefono ed eventualmente link al tuo portfolio online e/o ad un profilo LinkedIn.
Queste informazioni devono essere sempre distinte dal resto dei contenuti del curriculum e ben in evidenza, in modo che siano facili da reperire nel caso di un eventuale contatto per fissare un colloquio.
Converrai però con me che la parte più importante di qualsiasi curriculum è la sezione riguardante l’esperienza lavorativa di un candidato… o per meglio dire, in che modo questa sia descritta. È proprio in queste poche righe che ci si gioca tutto, ed è qui che si vede la differenza tra un curriculum da architetto brillante e uno ordinario.
Ora, se sei fresco di studi, potresti trovarti in una situazione più complicata. È un dato di fatto: scrivere un curriculum da architetto quando si ha poca o addirittura nessuna esperienza lavorativa è una delle sfide più dure da affrontare quando si fa capolino per la prima volta nel mondo del lavoro.
Il consiglio che ti ho dato poco fa resta valido: anche se l’impulso di riempire la sezione a tutti i costi è forte, resisti alla tentazione e non inserire esperienze lavorative non legate al settore dell’architettura. Piuttosto, dedica dello spazio a illustrare le tue partecipazioni a workshop e concorsi, in particolar modo se hai ottenuto premi, menzioni o risultati degni di nota: questo vale anche se hai già dell’esperienza lavorativa rilevante, ma non a sufficienza da rendere la sezione corposa.
5) Descrivi la la tua esperienza lavorativa attraverso azioni e risultati.
Riguardo a come questa esperienza lavorativa vada descritta e strutturata, credo che valga la pena soffermarci un attimo e dare un’occhiata più approfondita alla questione.
Gli elementi base per ciascun paragrafo sono date di impiego, nome del datore di lavoro e posizione lavorativa che hai ricoperto. Solitamente, le date sono riportate nel formato mese/anno, ma alcuni curriculum riportano soltanto l’anno, in modo tale da mascherare eventuali gap tra un impiego e il successivo.
Ora, quello che molti fanno è limitarsi ad inserire queste informazioni o, nel migliore dei casi, elencare i progetti a cui hanno preso parte o i compiti svolti volta per volta.
Un curriculum da architetto così strutturato funziona bene solo se i nomi e i progetti riportati sono di un certo peso: nella maggior parte dei casi, purtroppo, limitarsi a creare una “cronologia” della propria esperienza lavorativa è un approccio che non paga.
Il tuo curriculum da architetto deve essere in grado di mettere l’accento sui traguardi e i risultati che hai raggiunto o a cui hai contribuito nel corso della tua carriera.
Presentare queste informazioni in modo sintetico, tagliente e accattivante è la parte più importante del lavoro di stesura. Facciamo qualche esempio per capirci meglio.
Diamo un’occhiata a questa voce ipotetica:
Studio Panzerotti | maggio 2016 – giugno 2017
Architetto Junior
- Realizzazione di render e diagrammi per concorsi e presentazioni.
Diciamo pure che non è un biglietto da visita molto accattivante. E se provassi a fare mente locale e mettere per iscritto quali problemi hai risolto nello svolgere i tuoi compiti? Quali azioni hai intrapreso per risolvere questi problemi e quali risultati hai ottenuto?
Potremmo avere qualcosa del genere:
Studio Panzerotti | maggio 2016 – giugno 2017
Architetto Junior
- Migliorato l’efficacia grafica e la comunicazione dei progetti attraverso la realizzazione di oltre 150 render e diagrammi per concorsi e presentazioni a brevissima scadenza.
Molto più efficace! Questo tipo di comunicazione è molto più accattivante e permette al recruiter di comprendere immediatamente quale sia il contributo che puoi effettivamente fornire all’interno di uno studio.
Una voce così strutturata segue la formula PAR (Problemi-Azioni-Risultati), che a sua volta è contraddistinta dall’uso di verbi al participio passato che la introducono (i cosiddetti power verbs). Il formato migliore per organizzare queste voci sono gli elenchi puntati: semplici e diretti.
Strutturare una voce PAR non è facilissimo e all’inizio bisogna prenderci un po’ la mano, ma ti assicuro che caratterizzare la tua esperienza con azioni concrete che mettono in risalto in modo attivo le tue abilità, la tua esperienza e i traguardi che hai raggiunto è la chiave di volta per realizzare un curriculum da architetto veramente efficace.
Infine, la sezione relativa alle tue competenze tecniche. Anche qui, le parole chiave sono efficacia ed essenzialità: d’altronde, affermare che hai esperienza con Windows, MacOS, il Pacchetto Office e qualsiasi browser Internet non è molto interessante per il tuo futuro datore di lavoro! Meglio concentrarsi sugli “strumenti del mestiere” ;)
Ah, e ovviamente, una volta terminata la stesura, ricontrolla l’ortografia più e più volte, lancia il correttore ortografico e fai leggere il tuo curriculum da architetto ad una terza persona. Non hai idea di quanti CV vengano cestinati a causa degli errori di grammatica!
6) Non inviare le candidature col pilota automatico.
Adesso che hai finalmente messo a punto i testi del tuo curriculum da architetto, spazziamo via un altro errore che in tanti compiono quando inviano la propria candidatura a più uffici: pensare che un solo curriculum sia adatto a tutte le candidature.
Il discorso ha qualche analogia con quello che ti ho detto poco fa sul non inserire esperienze lavorative poco rilevanti: leggi attentamente i requisiti della posizione a cui aspiri e, dove necessario, modifica le voci in base alle abilità richieste. A seconda di ciò che è riportato nei requisiti, potrebbe essere una buona idea riscrivere alcune delle voci per rispecchiare il tipo di profilo ricercato dallo studio.
Niente panico, questo non significa che per ogni candidatura dovrai riscrivere un CV da zero! Piuttosto, cerca di creare una struttura di base da modificare leggermente a seconda delle particolarità richieste dall’ufficio presso cui ti stai rivolgendo.
Questo discorso rispecchia l’idea di fondo secondo cui più la candidatura è specifica e mirata verso un obiettivo in particolare, più le tue possibilità di successo sono elevate.
Ciò significa rimboccarsi le maniche e svolgere una vera e propria ricerca di informazioni: scoprire il nome di chi leggerà la candidatura e inviare un messaggio personalizzato e diretto esattamente a quella persona, cercare connessioni personali all’interno di un ufficio e capire quali siano le aspettative nei confronti di un nuovo collaboratore e quale possa essere l’effettivo contributo che puoi dare.
Lo so, è un lavoro difficile che richiede pazienza, tempo e persistenza. In pochi investirebbero così tanto tempo su una candidatura, ma è in assoluto il modo migliore per aumentare le possibilità che il tuo curriculum da architetto si trovi in cima alla pila.
7) Adotta un layout semplice ma elegante.
Ultimo punto, ma non in ordine di importanza, è il progetto grafico del tuo curriculum da architetto.
L’idea di fondo è che il layout faciliti la lettura delle informazioni. Spazi, peso e dimensione dei font, colori e altri elementi dovranno essere organizzati in modo tale da evidenziare i punti rilevanti del curriculum, e legati insieme da un progetto grafico essenziale ed elegante.
Dopotutto siamo architetti, e il modo in cui organizziamo lo spazio, anche se si tratta di un semplice layout su schermo, è a tutti gli effetti un biglietto da visita: inoltre, non dimenticare mai che un’impaginazione disorganizzata scoraggia il lettore e rende più difficile consultare le informazioni sul tuo curriculum da architetto!
Innanzitutto, occhio ad utilizzare in modo indiscriminato template presi dal web: ci sono tantissimi modelli accattivanti là fuori, ma molti di questi sono indicati per professioni più vicine all’universo della grafica e del design di interfacce e siti web, e per un neoarchitetto potrebbero risultare troppo colorati e ricchi di forme.
Ad esempio, negli ultimi anni vanno molto di moda i curriculum con le “barre delle abilità” e confesso che per anni ho usato anche io questo sistema per comunicare il livello delle mie capacità tecniche.
Tuttavia ci ho riflettuto un po’ e, oltre a rischiare di diventare un elemento grafico troppo importante per la rilevanza che ha effettivamente la sezione relativa alle skills, si potrebbe argomentare che la “percentuale” presente nelle barre non sia fondata su dati oggettivi, ma sia una semplice valutazione personale.
Tornando all’aspetto grafico, meglio orientarsi verso qualcosa di più essenziale, con pochissimo colore e, soprattutto, che sfrutti tutte le potenzialità dello spazio bianco e dei font.
Non aver paura di usare margini e spaziature abbondanti per separare le diverse sezioni del tuo curriculum, e dai il giusto peso alle intestazioni di ciascuna di queste attraverso l’utilizzo di pesi o font differenti (mai più di due diversi!).
Per finire…
Direi che è tutto! Questo è uno di quei classici articoli nati inizialmente come una raccolta di consigli rapidi e finito per essere una guida di oltre 2800 parole.
Spero che ti abbia dato qualche spunto utile per portare il tuo curriculum da architetto al livello successivo.
Come sempre, se hai domande, vuoi aggiungere qualcosa e magari inserire il tuo “ingrediente speciale” per un curriculum a prova di bomba, o più semplicemente ti piacerebbe condividere la tua esperienza, aspetto il tuo commento qui in basso. In bocca al lupo e alla prossima!
Federico