fbpx
Cerca
Close this search box.

3 buoni motivi per non fare nottata ad ogni consegna

Fare nottata al lavoro sul progetto: un male necessario, una dichiarazione d’amore nei confronti dell’architettura o l’espressione del caos del processo creativo? Già dall’università hai compreso a suon di occhi gonfi per le lunghe ore insonni su AutoCAD e crampi al polso a furia di tagliare poliplat, che fare nottata è parte del gioco. Una prova di forza sopportata per soddisfare le aspettative irrealistiche di qualche professore che magari proprio durante l’ultima revisione prima dell’esame, se ne esce con qualcosa del tipo:

Guarda, non sono proprio convinto… e se provassi a cambiare lo schema della pianta in questo modo?”

Ti suona familiare? :-)

Ma lavorare senza sosta prima di una deadline non è una novità per architetti e studenti: conosci la parola charette? Nelle università americane è un termine comunemente usato per indicare il periodo di attività progettuale non-stop che precede una consegna o la critica finale di un progetto. Ma ancora più interessante è l’origine del termine, che viene dal francese e significa letteralmente “carro”: come riporta anche Wikipedia, per gli studenti della École des Beaux-Arts della Parigi di fine Ottocento era prassi comune lavorare febbrilmente in team fino all’ultimo minuto. Al momento della consegna, i progetti e tutto il materiale venivano raccolti e spostati su un carretto. E nemmeno sul carretto l’attività degli studenti cessava, c’era sempre qualcosa da rifinire o un cambiamento dell’ultima ora. Insomma, passano i secoli, ma certe cose non cambiano mai!

Ma fare nottata per consegnare un progetto o rispettare una scadenza davvero qualifica l’architetto come professionista? Nel lungo termine, è uno standard di lavoro accettabile, sia per il singolo individuo che per il nostro settore? E soprattutto, per quale motivo noi architetti finiamo così spesso per trascorrere ore insonni sui nostri lavori?

Come avrai capito, questa settimana niente tutorial: fa caldissimo lì fuori, e sono certo che l’ultima cosa che faresti con questo clima è metterti a seguire una guida! Quindi ho voluto scrivere un post più personale, regalarti una piccola lettura estiva e discutere con te e gli altri lettori del blog sul tema del fare nottata in architettura. Sei pronto?

Fare nottata è un male necessario in architettura?

“Seh, vabbè Federì, molto belle le questioni di principio, ma poi ti voglio vedere quando arriva il cliente incavolato che non vede risultati o il professore che ti cambia il progetto durante l’ultima revisione prima dell’esame!”

Se sei un habitué del fare nottata prima di una consegna, sono praticamente sicuro che almeno una volta il tuo partner o la tua famiglia ti avranno chiesto: “Ma devi lavorare per forza fino a così tardi?”. Probabilmente, dopo averci riflettuto un po’, avrai risposto: “Eh, in architettura funziona così, e io posso farci poco se non fare scorta di energy drink e caffè!”. Ti capisco benissimo: è normale pensare una cosa del genere, ci sono passato anche io.

I miei timori sono stati parzialmente confermati affacciandomi nel mondo del lavoro: fare nottata e saltare ore di sonno per molti architetti è semplicemente un modo per avere più tempo a disposizione per elaborare e rifinire il prodotto finale. Il problema è che la struttura organizzativa delle scuole di architettura e degli uffici di una certa dimensione non aiuta per nulla ad apprendere come gestire meglio il tempo; anzi, a volte alimenta in modo più o meno consapevole la cultura del fare nottata. Cambiamenti last-minute da professori o superiori troppo impegnati per seguire i lavori, o troppo slegati dalla pratica reale per avere delle aspettative realistiche sul progetto, sono all’ordine del giorno. E quindi via, giù a lavorare tutta la notte.

Ma tralasciando per un secondo il discorso delle attese irrealistiche e della mancanza di tempo per portare a termine il lavoro, ho notato in molti casi una correlazione tra la devozione nei confronti dell’architettura e la propensione a trascorrere nottate insonni sui propri progetti. Questo fenomeno è particolarmente forte in ambienti accademici e professionali molto competitivi, in cui il dimostrare abnegazione nei confronti del sacro vitello d’oro dell’Architettura assume una valenza di tipo sociale, frutto della cosiddetta peer-pressure: l’influenza che il comportamento del gruppo esercita su di te, singolo individuo. Ecco che il fare nottata finisce per diventare una vero e proprio obbligo sociale, qualcosa che il tuo status di architetto o studente di architettura richiede, e se non sei abbastanza appassionato da spendere notti insonni sul tuo progetto, penseranno che forse non ami abbastanza l’architettura. Che non fa per te, che non sei all’altezza.

Non cadere mai in questa trappola! Questo modo di pensare è fuorviante e dannoso, e serve solo a produrre un’immagine distorta di te e del tuo lavoro.

Intendiamoci eh, non mi sto scagliando contro il fare nottata in sé: trovarsi in quello stato di assoluta concentrazione lavorando su ciò che ami è stupendo, e spesso e volentieri anche io perdo il conto delle ore quando mi concentro sul mio lavoro. Qualche nottata a lavorare ogni tanto ti toccherà, e ti garantisco che sarà anche divertente fare le ore piccole coi propri colleghi e condividere ansie, preoccupazioni, risate e cazzeggio. Quello che è decisamente sbagliato è pensare che fare nottata sia un requisito base dell’essere un architetto o uno studente di architettura. Fare nottata sul progetto deve rimanere una scelta personale dettata da condizioni straordinarie. Non la regola, frutto di un’impostazione radicata e profondamente distorta.

Studio = casa. Casa = studio.

Noi architetti e studenti abbiamo il dovere ed il diritto di cambiare le cose, no? E qualche volta dovremmo anche passarci una mano sulla coscienza e fare mea culpa: non è che sei un pochino disorganizzato in quello che fai e potresti svolgere il tuo lavoro in modo più efficiente? ;-)

Dai, non guardarmi in quel modo, non volevo mica offenderti! Sai cosa ti dico? Adesso per farmi perdonare ti darò tre buone ragioni per cui la cultura del fare nottata è profondamente sbagliata!

Perché non dovresti fare nottata ad ogni consegna: 3 buone ragioni.

Fare nottata rallenta lo sviluppo di altre abilità fondamentali.

Come ti ho appena detto, il problema non sta nel fare nottata in sé, ma più che altro nell’associare in modo sistematico una scadenza imminente a ore insonni di lavoro, come se la cosa fosse assolutamente inevitabile. In psicologia, questo comportamento si definisce come profezia auto-avverante: in soldoni, se inizi a creare l’associazione mentale che ti ho descritto, il tuo cervello concluderà in modo automatico che fare nottata ad ogni scadenza è l’unico standard di lavoro possibile. Non solo: inconsapevolmente farai avverare proprio le condizioni nelle quali fare nottata è l’unica via d’uscita per consegnare un lavoro.

Questo è un meccanismo molto pericoloso, soprattutto se sei uno studente. Ok, sì, lavorare secondo questi ritmi può darti un beneficio immediato in termini di tempo a disposizione per rifinire il tuo lavoro. A lungo andare però, affidarsi al fare nottata è un ostacolo per lo sviluppo di molte abilità fondamentali in un contesto professionale. Parlo soprattutto di abilità di tipo comunicativo, di gestione del tempo e dell’acquisizione di un metodo di lavoro flessibile ed efficiente che è assolutamente necessario nella pratica. Perché fidati, spesso il tempo che avrai a disposizione per affrontare emergenze dell’ultimo minuto non includerà le ore notturne: sarà molto, molto più ristretto! Meglio imparare a essere efficienti fin da subito, no? E poi non so tu, ma io ho notato che i migliori team leader sono proprio quelli che hanno ritmi lavorativi sani. Non è una coincidenza!

Svalutare il tempo danneggia non solo te, ma tutta la professione.

Ricordo che una volta avevo un collega tirocinante appassionato all’architettura come nessun altro avessi incontrato fino ad allora: bastava sentirlo parlare per capire la sua dedizione e il suo entusiasmo. Era talmente volenteroso che un bel giorno uno dei partner dell’ufficio arriva e lo incarica di realizzare uno studio su una forma di aggregazione residenziale, completo di piante, diagrammi, render e booklet. In meno di una settimana. Il tutto completamente da solo. Il ragazzo spende decine di ore in ufficio, facendo addirittura la doccia lì e dormendo alla bell’e meglio nelle meeting room.

Pochi giorni dopo il termine del lavoro, il boss va dal ragazzo e gli fa: “La presentazione è andata alla grande! Ora dobbiamo ristudiare da capo il sistema di abitazioni, sei pronto?”.

Come è andata a finire la storia? Che il mio collega non solo non ha battuto ciglio, ma ha semplicemente bissato la settimana di lavori forzati.


Ho 15 minuti. Doccia o sonnellino?Ora, per quanto ammiri tantissimo il mio amico per il suo sincero entusiasmo, non posso fare a meno di pensare che il suo atteggiamento sia distruttivo non solo per se stesso come individuo, ma più in generale per la nostra professione. Di recente, anche Archdaily ha trattato il tema della cultura del fare nottata: uno dei commenti più interessanti della discussione evidenzia come questa prassi fa sì che gli studenti e gli architetti non imparino a dare valore al bene più prezioso che abbiamo come individui: il nostro tempo. Pensare che fare le ore piccole sia l’unico metodo per affrontare una consegna è il modo più semplice di svalutare il nostro lavoro… forse allora non c’è da stupirsi se siamo una categoria sottopagata!

La mancanza di sonno spinge a prendere decisioni pessime.

Parliamoci chiaro, gli effetti negativi della mancanza di sonno non sono un cliché o una scusa per pigroni. Forse ricorderai anche tu questa infografica dell’Huffington Post sugli effetti della mancanza di sonno sulla salute:

Lasciamo perdere per un attimo le conseguenze dirette sulla salute, sull’umore e sul sistema immunitario, anche se già questi effetti dovrebbero farti ripensare a come gestisci il lavoro, se fare nottata è il tuo standard. Ma come vedi, bastano poche ore di sonno in arretrato e la tua capacità di concentrazione diminuisce. Quest’articolo dell’Harvard Medical School (mica i primi fessi!) spiega come la mancanza di sonno inibisca la capacità dei neuroni di coordinare efficacemente le informazioni e di accedere alle conoscenze già immagazzinate, e come influisca negativamente sulle nostre capacità di giudizio. In sostanza, fare nottata è potenzialmente dannoso per il tuo progetto, perché diventi più incline a prendere decisioni sbagliate e, in generale, diminuisce la tua performance lavorativa.

Vuoi un esempio? Allora ti riporto le cronache di una deadline di un mio amico spagnolo (eh sì, oggi sono in vena di aneddoti!). Una doverosa premessa: il tutto è accaduto in un ufficio internazionale di oltre 60 impiegati. La storia è questa: il mio amico e il suo team stanno lavorando notte e giorno ad un concorso per un palazzo di uffici. Mancano due ore alla stampa delle tavole finali. Sono tutti esausti, ma finalmente si intravede finalmente la luce in fondo al tunnel; ad un tratto, il disorganizzatissimo team leader ha una tremenda epifania:

“Ragazzi, abbiamo un problema. Qui manca tutta l’area amministrativa, sono 300 metri quadri. CHE FINE HANNO FATTO?”

Alla fine hanno “risolto” alla bell’e meglio collocando l’area in questione nel seminterrato, e riducendo il numero di parcheggi. Scarso coordinamento delle informazioni dovuto alla mancanza di sonno? Beh, in questo caso decisamente sì!

Affrontare le scadenze in modo più sano è possibile!

Ok, tutti e due sappiamo quanto le aspettative di clienti e professori possano diventare difficili da gestire, e che talvolta delle ore di lavoro extra saranno d’obbligo. Ma qualche volta basta un po’ di costanza e di buona volontà per non trovarti con l’acqua alla gola poco prima di una consegna. E poi insomma, che post di The CTRL+Z Blog sarebbe senza consigli pratici? Quindi, ti ho preparato dei suggerimenti su come affrontare in modo più efficace una scadenza imminente! :-D

  • Guardiamo in faccia alla realtà: noi architetti siamo una categoria di procrastinatori nati! Mostriamo la tendenza naturale a spostare avanti nel tempo i compiti che ci sembrano meno importanti. Ad esempio, è un’abitudine comune quella di non pensare alle tavole di progetto fino a poco prima della messa in stampa. Perché la prossima volta non provi a pianificare con largo anticipo il contenuto delle tavole e ad abbozzare un layout? Cavoli, ho perfino scritto un post intero su come creare delle tavole in modo efficiente! Il mio consiglio è quello di imparare a giocare d’anticipo: fai una to-do list e suddividi ogni compito in una serie di compiti minori ma immediatamente realizzabili.
  • Impara a gestire il tempo che hai a disposizione! Per iniziare, segna su un calendario le scadenze imminenti. Cosa ancora più importante, con la tua fidata to-do list alla mano, fissa una tabella di marcia e crea un programma giornaliero. Mi raccomando, dedica uno spazio quotidiano anche al tempo libero per ricaricare le batterie! Non fare l’errore di pensare “ok, oggi si lavora dalle otto a mezzanotte e domani crollo sul letto!”. Se vuoi saperne di più su come gestire al meglio il tuo tempo, la persona più indicata sul web è Andrea di EfficaceMente, un’autorità per quanto riguarda la crescita personale: ti basterà visitare le sezioni “Gestione del Tempo” e “Procrastinazione” sul suo blog per aprirti un mondo nuovo!
  • Infine, la cosa più difficile in assoluto: impara a dire di no qualche volta. Oddio, con questo non voglio invitarti a fare il bastian contrario per una semplice questione di principio: rispondere no alle richieste irragionevoli è una delle vie più sane per sviluppare un senso critico personale ed una corretta etica del lavoro. Non è per niente facile, e forse lo sai meglio di me che ci si assume una grossa responsabilità con un rifiuto; ma è probabilmente il modo più semplice che abbiamo per ristabilire un sacrosanto equilibrio tra la sfera lavorativa e la sfera personale.

In conclusione…

Questo post è frutto di diversi mesi di riflessione in cui ho riflettuto a lungo sul mito del fare nottata in architettura. Ti confesso che mi sono posto un mucchio di domande sull’argomento: nel vedere molti dei miei colleghi accettare certi standard di lavoro come la normalità anche io ho pensato per diverso tempo di non essere all’altezza. Quindi, questo post è stato catartico per me in primis :-)

Fiuu, mi sento molto meglio adesso! Spero che questo articolo ti sia piaciuto tanto quanto a me è piaciuto scriverlo, e che ti aiuti a comprendere meglio quali sono le tue priorità in questo pazzo mondo che è l’architettura. Beh, io ho parlato fin troppo: ti ho detto la mia, ma ora voglio conoscere il tuo punto di vista! Sei d’accordo con me quando dico che dovremmo fare un passo indietro sulla cultura del fare nottata, partendo dalle facoltà di Architettura? Che esperienza hai col fare nottata e come ha influenzato il tuo modo di lavorare ai tuoi progetti? O magari vuoi raccontarmi anche tu qualche storia di ordinaria follia architettonica? Lasciami un commento qui sotto!

Ah, se ti sono piaciuti i fumetti che ho inserito in questo articolo, puoi trovare molti altri archicomics su EvilHairDay!

Noi ci vediamo al prossimo articolo… e dormi a sufficienza! ;-)

Federico