Dunque, ma precisamente…. cos’è l’archviz e cosa fa chi si occupa di archviz? Cos’è un render di architettura e a cosa serve?
Sono domande solo apparentemente semplici, ma la risposta non è così scontata!
Anche per noi che nell’archviz ci lavoriamo non è per nulla facile spiegare quello che facciamo a chi ce lo chiede!
Figurati che ho avuto amici fermamente convinti che io sia un architetto (spoiler: non lo sono, pur essendo laureato in Architettura con laurea a ciclo unico!), e ho sentito storie di colleghi i cui parenti descrivono la nostra professione nei modi più fantasiosi possibili.
E questo è niente!
Il vero problema è che anche un buon numero di architetti fatica nell’inquadrare la figura di chi si occupa di archviz.
C’è molta resistenza nel comprendere quali siano le competenze di chi fa render di architettura, e di quanto queste competenze siano molto diverse da quelle che si acquisiscono nel percorso di studi delle Facoltà di Architettura.
E in effetti, in tanti pensano ancora che chi si occupa di archviz sia semplicemente un architetto particolarmente bravo a realizzare immagini e a lavorare con software di modellazione 3D e motori di rendering.
È un’idea piuttosto lontana dalla realtà, e devo dire ahimè, particolarmente diffusa in Italia.
Per fortuna, negli ultimi anni ho notato una certa inversione di tendenza.
Tanti studi di architettura di medie e grandi dimensioni stanno riconoscendo la necessità di ricorrere a figure specializzate che si occupino di archviz sia in-house, (ossia come collaboratori interni) che in outsourcing (acquistando servizi da freelance o studi di terze parti)
Come avrai capito, oggi facciamo un passo indietro e partiamo dal principio.
In questo articolo, proverò a descriverti a modo mio cos’è l’archviz, cosa significa fare archviz e di cosa si occupa esattamente chi fa archviz.
E se nell’archviz ci lavori già, questo è l’articolo da far leggere a nonni, genitori e amici… insomma, a tutti quelli che proprio non riescono a capire cosa fai per guadagnarti da vivere, e chiarire la questione una volta per tutte!
Cosa significa la parola archviz, e cos’è un render di architettura?
La parola archviz è una crasi, ossia la trasformazione in un’unica parola delle due parole inglesi che formano l’espressione architectural visualization.
Possiamo tradurre questa espressione in visualizzazione architettonica. È un ottimo modo per metterla giù in italiano, e quindi, archviz e visualizzazione architettonica sono a tutti gli effetti sinonimi per indicare la stessa disciplina.
Nello specifico, l’archviz è una disciplina che si occupa di illustrare progetti di architettura ancora non realizzati o completati, con un linguaggio visivo molto simile a quello della fotografia.
Chi lavora a un progetto di archviz si muove in uno spazio virtuale costruito in un software di modellazione 3D a partire dall’idea di progetto, scattando delle vere e proprie fotografie di quel progetto.
La differenza sta nell’assenza delle limitazioni tipiche della fotografia.
Ad esempio, nel modello 3D si può controllare a piacimento l’angolo di ripresa, scegliendo liberamente il tipo di obiettivo da usare e piazzandosi in qualsiasi punto della scena. Sì, anche a bordo di un ipotetico elicottero!
Ma non solo, nell’ambiente virtuale è anche possibile controllare liberamente condizioni della scena come luce, ora del giorno e l’atmosfera degli scatti.
Al giorno d’oggi, la traduzione dell’idea del progettista architettonico in un prodotto visivo avviene tramite l’ausilio della computer-grafica, con un processo che prende il nome di rendering.
Con rendering intendo semplicemente il processo di calcolo di un PC che traduce il modello tridimensionale in un prodotto finale noto come render.
Molto spesso un render di architettura è un’immagine statica, ma possiamo anche produrre una serie di render singoli che messi in sequenza si trasformano nei fotogrammi di una sequenza animata. Questa animazione prodotta da ENGRAM Studio per MVRDV è un esempio brillante di ciò a cui mi riferisco.
Anche le immagini panoramiche fruibili con un visore di realtà virtuale sono render, e nel dominio dell’archviz possono rientrare anche esperienze interattive in tempo reale, in cui è possibile navigare in un edificio o parte di esso.
Detto questo però, credo sia importante separare il processo informatico che ti ho appena illustrato, da quello intellettuale che conduce a realizzare un’immagine.
E uno dei primi miti da sfatare è proprio la convinzione che gli step che portano ad ottenere il render finito siano di natura perlopiù tecnica, quando è sempre più vero il contrario!
In realtà, fino a non più di 7-8 anni fa era richiesta una conoscenza tecnica molto approfondita e specifica per la produzione di render di architettura.
L’equivoco forse viene proprio da qui, ossia dall’idea ormai abbastanza obsoleta che per fare render si debba essere una specie di mago del software.
Al giorno d’oggi gli strumenti che usiamo nella professione stanno diventando sempre più facili da padroneggiare, e questo ci permette di dare sempre più spazio al processo artistico e creativo, e al pensare a come realizzare un’immagine in base alle caratteristiche specifiche di ciascun progetto.
A cosa servono l’archviz e i render di architettura?
Perfetto, fin qui ci siamo, no? Abbiamo capito di cosa si occupa l’archviz.
Ma nel concreto, qual è lo scopo di questa disciplina?
Di base, la visualizzazione architettonica nasce per fornire un modo efficace e immediato di presentare l’architettura.
Escludiamo per un momento da questo discorso tutti i media legati al settore dell’architettura e le costruzioni, i vari blog, siti specializzati e riviste, che sono destinati a un pubblico esperto. Prendiamo invece i media più tradizionali e quelli non legati al settore delle costruzioni.
Su questi canali, come viene presentato un progetto architettonico?
Quasi esclusivamente attraverso le immagini. Fotografie, se il progetto è già costruito… e render se il progetto è ancora in fase di costruzione.
La cosa non dovrebbe sorprenderti più di tanto, considerato quanto è importante nella nostra epoca comunicare tramite immagini.
Tuttavia il fattore che secondo me più di ogni altro ha contribuito a fare del render un mezzo di comunicazione mainstream è la sua immediatezza rispetto ad altri tipi di rappresentazione tipici dell’architettura.
Per quanto molti architetti guardino al render come un a tentativo di ingannare gli spettatori meno esperti sulla qualità del design e di nascondere le carenze di un progetto, bisogna ammettere che il render è l’unico strumento davvero efficace per raccontare l’architettura ai non addetti ai lavori.
Non tutti sono in grado di leggere una pianta, un prospetto o una sezione, ed è qui che entra in gioco la visualizzazione architettonica a colmare il divario comunicativo tra chi progetta e i potenziali utenti di uno spazio o un edificio.
Uno degli errori nelle tesi di chi boccia il render di architettura come mezzo per comunicare il progetto sta proprio nell’ignorare questo fattore, e ritenere che l’architettura si possa comunicare a chiunque come si fa nelle Facoltà o nella ricerca accademica.
Anche se un render è una rappresentazione soltanto parziale e curata di un progetto, la sua particolarità sta nell’introdurre un livello di comunicazione più profondo con lo spettatore, legato all’inconscio e alla sfera emotiva.
Una buona immagine è in grado di catturare immediatamente l’attenzione di chi la osserva, e di guidare la lettura del progetto esattamente nel modo pensato da chi ha creato quel render.
Per questo motivo, chi fa visualizzazione architettonica attinge ad un linguaggio visivo e delle conoscenze proprie delle arti figurative. Nel nostro lavoro, questo immaginario viene ulteriormente arricchito dalle caratteristiche del sito di progetto, evocando una serie di esperienze vissute dal pubblico a cui stiamo comunicando.
Per dirla in parole povere, piante, sezioni e prospetti certamente non riescono a comunicare quanto un progetto possa radicarsi in una cultura o un luogo geografico. Un’immagine realizzata in modo sapiente invece sì, e lo fa attraverso sottili richiami nell’atmosfera, nei colori e nei dettagli presenti in una scena.
Tutto questo aiuta i progettisti a relazionarsi in modo più personale col pubblico a cui si rivolgono, aumentando le possibilità che l’idea di progetto riscuota successo.
Il binomio visualizzazione architettonica e marketing dell’architettura
È abbastanza naturale quindi che la visualizzazione architettonica sia diventata negli anni lo strumento principale per il marketing dell’architettura.
Essendo l’immagine un linguaggio universale e comprensibile da chiunque, il render di architettura è il mezzo perfetto per rappresentare uno scenario ideale in cui uno spazio o un edificio viene utilizzato.
In realtà, anche se l’obiettivo di fondo è sempre quello di presentare l’architettura in modo semplice e di impatto, gli scopi per i quali realizziamo immagini per l’architettura sono tanti, e ciascuno richiede un tipo di approccio e delle competenze leggermente diverse.
Un esempio su tutti: forse la tipologia di render più nota a chi si avvicina per la prima volta al settore sono le immagini realizzate per i concorsi di architettura, che molto spesso tendono ad essere sceniche ed evocative ma poco dettagliate.
Ma il mercato dell’archviz offre servizi che vanno ben oltre la produzione di immagini di concorso! Altro esempio, la visualizzazione architettonica gioca un ruolo fondamentale in operazioni di real-estate marketing a larga scala, in cui talvolta entrano in gioco budget plurimilionari. Questo tipo di servizio ha ben poco a che vedere con quello offerto per i concorsi di architettura, richiede un impegno continuativo, la collaborazione tra molte figure professionali diverse e una cura del dettaglio incredibile.
E i servizi che offriamo non si fermano di certo qui!
Ad esempio in molti paesi, i render architettonici sono un elaborato da allegare alla richiesta per ottenere un permesso di costruzione.
Possono essere la componente più importante nei press kit di una rassegna stampa.
Speso sostituiscono la fotografia di interni nei cataloghi di arredo e di product design, perché più economici rispetto all’allestimento di un set. IKEA ad esempio è diversi anni che ha adottato questa policy, e quello che vedi sul catalogo non è nient’altro che CGI fatta anche molto bene, tra l’altro!
Creare una lista esaustiva sarebbe davvero molto complicato e non è il mio scopo in questo articolo, ma è importante capire che a ogni tipo di servizio che offriamo corrisponde un modo diverso di intendere e costruire l’immagine, anche se gli strumenti che usiamo sono quasi sempre gli stessi.
Chi è l’archviz artist, e che competenze ha?
A questo punto ci rimane da capire soltanto qual è la figura lavorativa che si occupa di realizzare immagini in CGI per l’architettura, e quali competenze dovrebbe avere…
e qui, apriamo il proverbiale Vaso di Pandora.
Non tanto perché le competenze non siano chiare, anzi… ma perché semplicemente un nome univoco che individui questa figura… non esiste.
O meglio, ne esiste una miriade, ma nel settore non c’è un consenso generale su quale titolo lavorativo usare per identificarsi.
3D Artist, Archviz Artist, 3D Visualizer, Visual Designer, Visualization Artist, Architectural Visualizer, CG Artist… questi titoli sono tutti più o meno validi per identificare il ruolo di chi crea immagini in computer-grafica per l’architettura.
Tuttavia ce n’è uno che odio dal profondo e che mi fa accapponare la pelle ogni volta che lo sento (e guarda caso, è l’unica resa in lingua italiana del titolo lavorativo)
Immagino che tu conosca già la parola renderista, no?
Tralasciando il discorso di come suona (che ammettiamolo, non è proprio il massimo!), trovo che il grosso problema con la parola renderista sia l’importanza eccessiva posta sul processo tecnologico dietro la creazione di un’immagine, facendo passare l’idea che chi produce render di architettura semplicemente un tecnico.
E credo che tu abbia intuito che non è proprio così, anche se che chi si occupa di archviz deve comunque avere un’ottima competenza nei software usati nel flusso di lavoro. Dopotutto, nel nostro settore si lavora spesso per scadenze non derogabili, ed è importante avere un buon controllo sul processo tecnico (e ne ho parlato in modo più approfondito in questo articolo)
All’interno di questo processo tecnico , l’archviz artist è chiamato a svolgere diversi compiti.
I principali sono riorganizzare e ripulire un modello 3D fornito da un cliente o addirittura modellare da zero parti di un progetto, collocare una o più fotocamere virtuali, impostare le luci della scena, creare e applicare dei materiali credibili alle geometrie e impostare i parametri tecnici per avviare il processo di rendering, e tradurre il modello 3D in una o più immagini.
Tuttavia, le abilità tecniche sono l’equivalente dei pennelli e delle tele per un pittore o il blocco di marmo e lo scalpello per uno scultore.
Sono gli strumenti che l’archviz artist usa per plasmare la sua interpretazione di un progetto architettonico, e su questo non c’è possibilità di equivoco. Si tratta di un processo artistico e creativo a tutti gli effetti.
Quindi, un archviz artist deve anche avere delle basi di arti figurative e comunicazione visiva.
Deve conoscere come si costruisce un’immagine, i principi che ne regolano la lettura, la composizione e prendere delle scelte di direzione artistica che esaltino determinate caratteristiche di un progetto architettonico, attraverso la scelta dell’inquadratura, della luce, dell’atmosfera e della palette cromatica.
Ma non è tutto! Nonostante la componente creativa sia alla base del nostro lavoro, realizzare immagini per l’architettura non è quasi mai un gesto artistico libero al 100%.
Ricorda che dall’altro lato c’è sempre un cliente che commissiona l’illustrazione di un progetto e ha delle aspettative ben precise su come questo vada rappresentato e con che tempistiche.
Perciò, l’archviz artist deve anche essere capace di comunicare in modo efficace coi progettisti per interpretare i loro desideri, le esigenze di ciascun progetto e sintetizzare tutte queste informazioni in una proposta mediata dalla propria esperienza nel comunicare per immagini.
Come vedi, queste competenze sono molto lontane da quelle richieste a un progettista architettonico… anche se devo dire che sempre più spesso capita di dover co-progettare parti del design al fine di integrare informazioni mancanti ma necessarie nell’immagine.
Questo avviene soprattutto nelle occasioni in cui i progettisti non hanno abbastanza tempo per pensare a determinati aspetti della propria idea, capita molto spesso nei concorsi di architettura.
Ma tornando alle competenze necessarie per fare archviz, queste sono talmente specifiche che negli anni la visualizzazione architettonica è diventata una vera e propria industria satellite rispetto a quella dell’architettura e delle costruzioni.
Oggi esistono numerosi uffici specializzati nel produrre immagini e animazioni per gli studi di architettura, dove spesso c’è anche una divisione dei compiti tra gli artisti, oltre a diverse scuole di formazione frequentate da studenti che decidono di specializzarsi nell’archviz e intraprendere una carriera nel settore.
Per concludere…
Spero che ora sia davvero chiaro di cosa si occupa l’archviz!
Ho voluto scrivere questo articolo perché ho notato che l’archviz è un settore ancora un po’oscuro per chi non lo vive da dentro, soprattutto per chi nutre una passione o un interesse verso il render architettonico e scopre che esiste a tutti gli effetti un settore specializzato solo su quello.
Direi che è proprio tutto quello che avevo da dire. Noi ci rivediamo presto qui sul blog!
Alla prossima!